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A Bergamo ci siamo chieste: provare per credere o crederci per trovare?

Crederci per provare, soprattutto per i giovani e il lavoro!

Questo è il punto di partenza che lo scorso luglio ci ha spinto ad immaginare una sperimentazione innovativa per la selezione di 6 tirocinanti under 35 da inserire in percorsi formativi per lo sviluppo di soft skills, finanziati grazie ai fondi ottenuti da Regione Lombardia e Anci con il progetto SET ME NOW!

L’idea è nata dal lavoro di ascolto che, come Spazio Informagiovani, portiamo avanti quotidianamente.  Dalla voce dei ragazzi e delle ragazze abbiamo capito che qualcosa non funziona più nei processi di selezione standardizzati e che ciò che non funziona si traduce davvero nelle grandi fatiche che stanno dietro la ricerca del lavoro. Per questo abbiamo chiesto ad altri operatori e operatrici delle Politiche per i giovani di Bergamo e ad esperti in processi di recruitment di lavorare con noi per tentare un esperimento.

Blind recruitment a Bergamo

Così, nei mesi scorsi, abbiamo pensato e realizzato una proposta di selezione che potesse dare valore sin da subito a ciò che i e le giovani sanno fare, più che a ciò che hanno fatto o alla loro formazione. Perché sì, le persone giovani sanno fare e sanno fare bene, anche quando hanno poca esperienza.

Come abbiamo costruito il percorso che ha guidato la nostra scelta de* candidat* miglior* per ogni posizione?

Abbiamo prima di tutto cercato ispirazione in quei processi che tecnicamente vengono definiti blind (ciechi) e che rientrano in quelle pratiche di recruitment particolarmente attente ad arginare quanto più possibile azioni discriminatorie, anche non intenzionali, che possono precludere l’accesso alle opportunità sulla base di caratteristiche della persona candidata. In altri comuni dell’UE dove è alta la sensibilità al tema, si sono da tempo realizzate interessanti esperienze che hanno rappresentato uno stimolo a selezionare meglio non solo per gli enti pubblici, ma anche per realtà private.

L’idea di base di tali pratiche, e che ci ha indicato la via per costruire qualcosa di simile, è quella di rimuovere, almeno nelle prime fasi di selezione, quelle informazioni personali che potrebbero rimandare a stereotipi e, quindi, innescare pregiudizi nella scelta della persona più adatta per uno o un altro lavoro. Le discriminazioni, anche quelle meno evidenti, infatti, derivano sempre dalle convinzioni e condizioni personali di chi seleziona e ben poco sono basate su valutazioni oggettive rispetto alle capacità de* candidat*. Età, sesso, nazionalità sono sicuramente gli elementi più evidenti che possono guidare il giudizio di ognun* di noi, anche senza malizia e senza intento esplicito.

E vuoi sapere quale è stata la cosa più bella di questo esercizio di buone pratiche? Che il processo di progettazione è stato formativo per noi prima di tutto! Abbiamo esplorato, ragionato e, soprattutto, compreso contro quanti e quali dettagli bisogna scontrarsi per abbattere i preconcetti.

Ne è nata una proposta diversa che, con la sperimentazione, ha avvicinato ragazze e ragazzi al mondo delle Politiche per i giovani. Ti raccontiamo qui sotto!

La nostra prova sul campo

In cosa è stata davvero diversa lo nostra selezione blind per giovani tirocinanti a Bergamo?

Abbiamo iniziato pensando che, per rompere gli schemi dei ragionamenti guidati dagli stereotipi (che influenzano anche noi, purtroppo!), avremmo dovuto sapere il meno possibile delle persone candidate, ma tantissimo di come agiscono in diversi contesti.

Niente CV, quindi: chi ha partecipato alla prima fase di selezione lo ha fatto compilando un questionario online e lasciando solo un numero di telefono. A fare la differenza è stata la voglia di mettersi in gioco: ogni persona ha risposto ad alcune domande per dimostrare come sapesse affrontare le molteplici situazioni che realmente si verificano nei contesti lavorativi: gestire un imprevisto, collaborare al meglio con il gruppo, affrontare tensioni all’interno del team, prendere decisioni, essere intraprendente.

Un primo step di selezione davvero al buio, quindi, ha aperto a molte e molti giovani la possibilità di candidarsi anche a più posizioni. In particolare, il questionario ha saputo tradurre in un’azione concreta e in risultati misurabili il desiderio di verificare le competenze trasversali mappate dal nostro team di lavoro e considerate fondamentali per chi opera all’interno dei contesti che oggi ospitano i ragazzi e le ragazze in formazione: Edoné, Bombonera Social Pub, Spazio Polaresco, Spazio Informagiovani, Spazi giovanili della città, Hg80 Cooperativa Sociale.

Per il nostro grande progetto, però, non potevamo accontentarci della compilazione di un questionario online. È per questo che abbiamo costruito altri due passaggi selettivi.

E niente CV nemmeno al secondo step! Le informazioni sugli studi, sulle esperienze lavorative o extrascolastiche ci sembravano ancora troppo strette e vincolanti. Perché, quindi, non continuare sulla strada tracciata? Perché non creare una nuova occasione per permettere a chi aveva superato la prima selezione di far emergere altre soft skills? Ecco che abbiamo deciso di organizzare una giornata di  assessment di gruppo che ci ha permesso di osservare, in una situazione di condivisione, ulteriori competenze di candidate e candidati: abbiamo visto tutt* in azione per sostenere le proprie idee, guidare un gruppo, dare spazio e parola ad altre persone, ascoltare e organizzare…

I risultati della prima e della seconda selezione hanno definito il punteggio con il quale ragazze, ragazzi e ragazzu hanno avuto, alla fine, accesso al colloquio: l’ultimo passaggio della nostra prova di recruitment, e la fase che più è rientrata negli standard delle selezioni del personale.

Le persone candidate, a questo punto, sono state incontrate a Bergamo, allo Spazio Polaresco, in una sessione fittissima di colloqui individuali durante i quali hanno presentato il loro CV, ma soprattutto hanno avuto modo di raccontarci direttamente esperienze di vita, percorsi scolastici o formativi, passioni e desideri. Per la conduzione dei colloqui abbiamo chiesto il supporto delle agenzie per il lavoro partner del progetto SET ME NOW!. Al loro screening abbiamo aggiunto un vero e proprio giro di tavoli per parlare e confrontarsi con le realtà che oggi stanno già ospitando Chiara, Cristina, Ericka, Marco, Roberto e Samira. Sono questi i nomi di chi ha iniziato il tirocinio TRA.IN, e non vediamo l’ora di farteli conoscere! Quindi non perderti i prossimi articoli e, soprattutto, segui i nostri social!

Per concludere, sai quale è stata la cosa più sorprendente? Be’, alla fine, abbiamo realizzato che non abbiamo fatto altro che invertire le sequenze dei passaggi standard delle selezioni: dalle competenze al CV, invece che dal CV alle competenze. Il segreto è stato davvero volerci credere e provare, nulla di più!

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C. Mazzoleni | Spazio Informagiovani